Carlo Santachiara:
più artista, filosofo o...
mangiatore di rane?

Erano gli anni della mia infanzia, quelli belli, quando il nonno non aveva ancora la supermirafiori color champagne, quando si festeggiava tutti insieme, in famiglia e tra amici e quando si mangiavano le rane.

Le rane, sì. Ho un ricordo strano ma chissà perché abbastanza vivo di una gran tavolata, una sera nella bassa, a mangiare tante cose diverse, tra queste la più strana, le rane, fritte e in umido.

Io ero davvero piccolo, forse 10 anni o meno; ricordo la mia famiglia, genitori, nonni, zii e cugine e un amico in particolare: Carlo Santachiara.

L'unica cosa che sapevo di lui era che era un artista, un pittore, un grafico, uno scultore. Ed ero affascinato da questo personaggio, un po' perché a quell'età amavo già disegnare e un po' perché era divertente, interessante... buffo.

Artista conosciuto e affermato nell'ambiente delle Belle Arti bolognesi era un amico di famiglia, dello zio Giorgio e della zia Carla prima e di mio padre poi, con cui andava all'ippodromo Arcoveggio per eseguire i suoi studi sui cavalli (che poi diventeranno uno dei suoi soggetti preferiti).

Lui non c'è più da tempo oramai, ma ovunque mi giri in casa c'è un pezzetto della sua arte.

E nel corso degli anni lo abbiamo seguito nelle sue tante esposizioni, sorpresi ogni volta come se non avessimo mai visto nulla di suo. Qualche anno fa Bettina mi ha chiesto di collaborare al catalogo di una delle ultime mostre personali dedicate a Carlo, a Viadana, nel reggiano, la sua terra di origine. Bello, molto bello, pensai.

Così ecco qui alcune aperture a doppia pagina di quel catalogo risalente al febbraio del 2019.

Proprio in questo volume, senza saperlo prima, ho ritrovato alcuni testi del mio vecchio professore di filosofia al liceo, non vedente, che grazie a Bettina aveva avuto la possibilità di "sentire" le sculture di Carlo, e descriverle in maniera appassionata e viscerale.

Amo l'arte in generale pur affidandomi più alla mia sensibilità che a una vera e propria preparazione accademica; e faccio molta fatica a classificare Carlo che spaziava a 360 gradi in quel campo: pittura, grafica, disegno e scultura. Per non parlare delle sue strisce fumettistiche, con il suo personaggio più famoso premiato all'evento precursore dell'attuale Lucca Comics nel lontanissimo 1966.

Non so se amasse di più produrre arte, stare con gli amici, fumare una samson o fare ridere. 

Una cosa però la so: sapeva cosa dire e sapeva come dirlo, e questo è sotto gli occhi (o le mani) di tutti.

E di certo gli piacevano le rane!


CRISTIANO CAPELLI
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